“BONES AND ALL” DI LUCA GUADAGNINO
Anno: 2022
Con: Taylor Russel, Timotheè Chalamet, Jessica Harper, Chloe Sevigny
Luca Guadagnino abbandona gli interni borghesi e smorza completamente la dimensione claustrofobica che ha contraddistinto il suo cinema. “Bones and All” è un road movie, è un teen drama, è un film sentimentale e dell’orrore, è un coming of age, è tutto questo ma non è nulla di tutto questo. Non è un film sulla decadenza borghese come “Io sono l’amore” e “A bigger splash” ma è un racconto sull’importanza della figura materna come il precedente “Suspiria”.
Maureen viene abbandonata dal padre perchè è una cannibale, la ragazza intraprenderà un viaggio tra diversi stati americani alla ricerca della genitrice, nel tragitto incontrerà altri “eaters” e soprattutto Lee, un giovane “mangiatore” come lei con cui instaurerà una storia d’amore costellata da sentimenti puri ma anche da brutali omicidi finalizzati al nutrimento. Tra feroci esplosioni di violenza e rimorsi per ciò che la loro natura li porta a compiere, i due ragazzi si ameranno fino al tragico ma romantico epilogo.
Lo sceneggiatore David Kajganich, partendo dal romazo di Camille de Angelis, imbastisce una fiaba horror di formazione dove l’amore adolescenziale viene visto come totalizzante ed appunto cannibale. Un sentimento vissuto in maniera talmente forte da far percepire nelle persone che lo vivono il desiderio di possedere l’amato/a fino a mangiarlo/a, nel caso di “Bones and all” tale avvenimento non è solo metaforico ma è un atto che i protagonisti compiono realmente.
“Bones and all” porta in superficie la potenza deflagrante dell’amore giovanile e parla di amore cannibale, tema affrontato spesso nel cinema italiano soprattutto da Marco Ferreri in “Il seme dell’uomo” e in “La carne”, dove il connubio mangiare/essere mangiati era il paradigma della convivenza tra corpi, l’uno dentro l’altro. Il flm di Guadagnino non possiede l’energia grottesca di Ferreri e si limita ad essere un giocattolo commerciale totalmente privo delle vette colte raggiunte in “Suspiria” (tornano anche in “Bones and all” i sogni orrorifici dei protagonisti, incubi che questa volta non rimandano a nessuna performance di body art o alle foto di importanti artiste femministe del secolo scorso, cosa che avveniva invece nel film precedente), ma vuole essere una riscrittura del genere horror che però non colpisce per originalità.
Nella parte centrale il montaggio di Marco Costa (già aiuto di Walter Fasano, solidale montatore di Guadagnino) fa perdere ritmo al film che sembra procedere per sequenze ripetitive: omicidio-impennata di romanticismo-rimorsi.
Il tema del cannibalismo visto come la metafora dell’America di Regan, dove i ricchi divoravano tramite il denaro i meno abbienti è rimasta nella testa di Luca Guadagnino che ne ha parlato in svariate interviste, tale concetto è assente nel film.
Rimangono inalterate le capacità tecniche del regista palermitano che continua ad usare zoom improvvisi e a fornire musicalità a molte scene tramite la scelta di canzoni anni ottanta (Kiss, New Order).
A fine visione si ha la sensazione di aver visto si un film che si muove tra svariati generi ma che fallisce proprio nell’approccio che ha con tali generi; è un horror ma non fa paura e non inquieta, è una storia d’amore ma non c’è tensione sentimentale nè sessuale.
“Bones and all” è un film sulla diversità che però non riesce ad esprimere il dolore di essere diversi in una società bigotta e conservatrice.
E se l’amore è una forza salvifica, c’era indubbiamente bisogno di più carne, e non solo di quella smembrata per essere mangiata ma anche di quella viva e pulsante d’amore dei due protagonisti. Se Guadagnino è tra i registi più sensuali del nostro attuale cinema, in “Bones and all” di erotismo ce n’è ben poco e non solo a livello di scene di sesso più o meno esplicite ma anche nel modo in cui Taylor Russel e Timotheè Chalamet vengono ripresi e cioè con uno sguardo più distaccato e meno sensuale rispetto a come Guadagnino riprendeva i suoi attori in passato.
VOTO: 5.5

Grazie