“QUEEN KELLY” DI ERICH VON STROHEIM
Anno di produzione: 1927
Con: Gloria Swanson, Walter Byron, Seena Owen
Il principe Wolfram è promesso sposo a Regina V, nonostante questo non esita a tradirla. Un giorno incontra un’orfana e la porta con sé nel castello di Regina scatenando le ire di quest’ultima.
Alla base del cinema di Stroheim ci sono i personaggi che si fanno metafora della storia di un’epoca, sono il mezzo attraverso il quale descrivere un ambiente e rappresentare una società in crisi. La visione della realtà del regista austriaco è individualista, all’interno di essa troviamo un romanticismo barocco e una cattiveria volgare.
“Queen Kelly” come i film precedenti di Stroheim affronta un argomento sordido, è un attacco frontale alla società mondana. Per la prima volta un regista tocca tali tematiche senza falsi pudori, realizzando un affresco feroce che distrugge la rispettabilità borghese.
Dopo svariati lungometraggi dove la fustigazione dei costumi di un’epoca era rappresentata in maniera quasi insostenibile, Stroheim si fece la nomea di autore “maledetto”, gli scontri con l’industria cinematografica hollywoodiana erano frequenti, i suoi film avevano un budget spropositato, a livello commerciale non funzionavano, in pochi erano pronti ad affrontare un tale furore iconoclasta. Queste problematiche ebbero il loro apice in “Queen Kelly”. Definito il più maledetto tra i film di un regista maledetto, la sua lavorazione fu bloccata dai produttori, tra cui figuravano l’attrice Gloria Swanson e Joseph Kennedy che all’epoca era il suo amante. I costi di produzione erano elevatissimi (Stroheim era maniacale nella ricostruzne degli ambienti e nella realizzazione dei costumi di scena). Questa sua opera venne distribuita inizialmente solo in Europa con un finale voluto dall’attrice/produttrice, non venne mai completata da Stroheim e ne esiste una seconda versione dove da un certo punto in poi quello che vediamo non sono più immagini in movimento ma un montaggio di foto di scena. Nonostante questo la cifra stilistica del regista è palese.
“Queen Kelly” è un film sull’innocenza costantemente insidiata dalla corruzione, dalla mostruosità, dall’impudrimento dei corpi e delle anime. Un non film pieno di sequenze sadiche (la regina che prende a frustate Kelly), erotiche (le mutandine che cadono alla protagonista in mezzo alla strada lanciate in faccia al principe e un nudo quasi integrale di una delle protagoniste), di mostruosità fisica (Kelly finisce in un bordello in Africa circondata da clienti menomati e raccapriccianti).
La furia di Erich Von Stroheim non ha limiti, è un’onda di merda che vuole distruggere e insudiciare tutto e tutti.
Cinema anticonformista, moderno, l’espressionismo pittorico si amalgama col verismo artistico e letterario, lo studio dei caratteri è intenso e dettagliato, il moralismo che serpeggia all’interno di esso fa si che la descrizione di un certo ambiente sia privo di filtri. Stroheim è attratto da un mondo sudicio che tuttavia condanna. Le sue abnormi ambizioni non resero facili le riprese di “Queen Kelly”, sul set numerosi furono gli scontri tra la Swanson e il regista. In una scena l’uomo fece sbavare un attore su una mano di Gloria all’insaputa di quest’ultima, questo portó alla definitiva rottura tra i due e ad una delle distribuzioni più travagliate della storia del cinema. L’avvento del sonoro spinse i produttori ad interrompere la lavorazione.
La donna per Stroheim è santa e puttana, regina e cortigiana, l’uomo è solo in parte una figura eroica, esso è soprattutto un traditore e uno sfruttatore.
Gloria Swanson ed Erich Von Stroheim si incontrarono nuovamente su un set ben 22 anni dopo nel capolavoro di Billy Wilder “Viale del tramonto”, dove la Swanson interpreta una diva in declino e Stroheim il suo cameriere. Madonna e David Fincher citano la Regina V nel videoclip del brano “Vogue”.
VOTO: 10
